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CLUB ANDARE IN GIRO

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I 10 ALBERI MONUMENTALI DA SCOPRIRE NELLA PROVINCIA DI LODI

Pubblicato da Angelo Marcotti su 2 Gennaio 2022, 23:42pm

Tags: #Lombardia

Citando la Provincia di Lodi viene quasi naturale pensare alla fertile pianura, dove agricoltura ed allevamenti sono da secoli l’attività economica trainante.

 Il territorio è però anche contraddistinto da antichi borghi, da ville e da castelli medievali. Non mancano neppure aree di pregio ecologico, soprattutto nelle fasce boscate intorno ai grandi fiumi della zona: il Lambro, l’Adda e il Po. 

La ricerca di alberi monumentali, attraverso la Provincia nata nel 1992 dallo scorporo di quella milanese, può portare sotto le mura di possenti fortificazioni, vicino a dimore storiche, nei pressi di borghi rurali o al bordo di distese agricole. In ogni modo, scoprire un monumento verde permette di conoscere una parte della storia di questo territorio. I grandi esemplari che si possono incontrare appartengono a specie molto diffuse negli ambienti antropici e rurali della Bassa Padana, quali il Pioppo nero, la Quercia, il Platano e il Gelso.

Per vivere al meglio i paesaggi del lodigiano si può optare per l’utilizzo delle biciclette: vari sono i percorsi ciclabili, uno su tutti la Ciclovia del Po. Un’altra forma di turismo ecosostenibile consiste nei trekking; il territorio è lambito dalla celebre Via Francigena.

I CEDRI DI VILLA BRAILA

La città di Lodi, sorta nel medioevo sulle sponde del fiume Adda, è il cuore pulsante di un territorio dedito all’agricoltura intensiva e all’industria.

 Tra il tessuto urbano, che ospita anche pregevoli architetture storiche, non mancano angoli verdi. Uno dei più interessanti parchi è quello di Villa Braila, dove, tra grandi alberi, installazioni artistiche moderne e curata vegetazione, è possibile godersi momenti di relax. Il giardino, sviluppato intorno all’edificio in stile liberty del 1901, ospita diversi alberi che hanno superato il secolo di vita. I più scenografici sono indubbiamente i tre maestosi Cedri, uno del Libano (Cedrus libani) vicino alla villa e una coppia dell’Himalaya (Cedrus deodara) verso l’entrata principale del parco.

Tutti tre superano i 30 metri di altezza e presentano tronchi possenti: il maggiore ha circonferenza di 5 metri e mezzo (diametro 175 cm). La vicinanza di cedri monumentali di specie diversa permette anche di notare meglio le differenze. Il Cedro dell’Himalaya appare generalmente con una chioma piramidale (con apice reclinato) ed aghi di maggiore lunghezza. Il Cedro del Libano, invece, ha un portamento più espanso col fusto principale che tende a dividersi in grandi ramificazioni secondarie (a candelabro), che conferiscono alla chioma una forma globosa. In molti giardini lombardi è facile incontrare anche la terza specie esistente, ovvero il Cedro dell’Atlante, riconoscibile per il portamento piramidale ed il colore verde glauco.

Monumento verde liberamente visitabile negli orari di apertura del parco.

IL BAGOLARO DI VILLA BRAILA

Nella parte meridionale della città di Lodi si trova il parco di Villa Braila. Si tratta di un’area particolarmente ricca di alberi di pregio, dove, negli edifici in stile liberty, hanno sede la Biblioteca Laudense e varie associazioni locali.

Oltre a conifere monumentali si può ammirare uno splendido esemplare di Bagolaro (Celtis Australis). Posizionato sul lato di Viale Piacenza, appare davvero eminente con il suo fusto che si biforca ad un paio di metri dal suolo.

La sua ampia e rigogliosa chioma giunge a 25 metri d’altezza, mentre la circonferenza del tronco è di quasi 4 metri e mezzo (diametro 140 cm). I bagolari, molto apprezzati come specie ornamentale, sono molto rustici e resistenti. Sono soprannominati “alberi spaccasassi” per via delle forti radici, che sono capaci di farsi strada tra le pietre e addirittura di penetrare nelle rocce sgretolandole. È una specie che si può osservare anche in altri punti di Lodi, dove le aree alberate non mancano; di grande effetto scenico è il centrale Passeggio “Federico I Barbarossa”, striscia di verde urbano, fontane e panchine lunga 600 metri. L’area è intitolata all’Imperatore del Sacro Romano Impero che fondò la città il 3 agosto 1158.

Monumento verde liberamente visitabile negli orari di apertura del parco.

IL PLATANO DI LODI

Viale Milano, arteria che collega il centro città al Cimitero Maggiore di Lodi, è un percorso molto utilizzato per raggiungere il capoluogo.

Per i numerosi guidatori è impossibile non notare il possente Platano (Platanus Acerifolia), che con la sua voluminosa chioma domina la via. Fin da lontano lo si vede: sembra quasi osservare placidamente il viavai di veicoli e pedoni.

Il grande tronco, che, come tipico della specie, è grigio chiaro maculato, ha una circonferenza di quasi 5 metri (diametro 155 cm), mentre l’altezza è di 28 metri. L’albero si trova a poche centinaia di metri dal centro di Lodi. La città, edificata per volere di Federico Barbarossa nel 1158, sorge sulle rive del fiume Adda ed ospita alcune importanti testimonianze artistiche ed architettoniche del periodo medievale. Tra le più celebri il duomo romanico e il broletto, entrambi del XIII secolo.

Il capoluogo è stato molto attivo anche nelle epoche successive ed è stato teatro di alcuni fondamentali eventi storici: nel 1454 venne firmata la Pace di Lodi, che sancì 40 anni di non belligeranza tra gli stati regionali italiani e l’instaurarsi di una stabilità geopolitica che favorì la fioritura artistica e letteraria del Rinascimento; il 10 maggio 1796, invece, Napoleone sconfisse gli austriaci nella  Battaglia del ponte di Lodi, aprendosi la strada per la conquista di Milano.

Monumento verde liberamente visitabile.

L'IPPOCASTANO DEL CASTELLO DI SOMAGLIA

Il comune di Somaglia si trova nella parte meridionale della Provincia di Lodi ed il suo territorio comunale è lambito dal fiume Po. Il monumento di maggior rilievo è indubbiamente Castello Gavazzi, che con la sua mole e la sua posizione domina il paese e le campagne circostanti.

Si tratta di un imponente complesso architettonico frutto di successivi rifacimenti a partire dal medioevo. Curiosamente appare oggi con due stili distinti: da un lato si ha una trecentesca facciata con mattoni a vista, mentre sul lato rivolto verso la chiesa parrocchiale si osservano seicenteschi muri intonacati e un aspetto da villa nobiliare. Ad innalzare ulteriormente il valore estetico del luogo vi è un magnifico Ippocastano (Aesculus hippocastanum), che da oltre un secolo sorveglia l’entrata del castello.

Rappresenta il perfetto esempio di come un albero monumentale possa rappresentare un imprescindibile elemento paesaggistico capace di caratterizzare un luogo. Appare davvero imponente con la sua altezza di 30 metri e con un fusto dalla circonferenza di 5 metri e mezzo (diametro 175 cm).

Monumento verde liberamente visitabile negli orari di apertura del parco.

LE MAGNOLIE DI CODOGNO

Il comune di Codogno, ubicato a sud Lodi, è secondo a livello provinciale per numero di abitanti. Nato come accampamento romano più di due millenni fa, la cittadina è sempre stata importante riferimento geopolitico nella zona.

Già nel Cinquecento disponeva di strutture ospedaliere, rare all’epoca, che vennero poi migliorate con la costruzione, a fine Settecento, di un apposito grande edificio. Si trattava di quello che oggi è conosciuto come Palazzo Soave, dal nome dell’architetto che lo progettò. È costituito da due ali in mattoni unite al corpo centrale che, con la riconoscibile cupola e il porticato neoclassico, ospita la cappella. A conferire ulteriore armonia estetica all’edificio vi sono due grandi esemplari di Magnolia (Magnolia grandiflora), che simmetriche affiancano l’ingresso del palazzo.

Con le loro rigogliose chiome che scendono fino a terra, hanno un notevole valore paesaggistico. Entrambe hanno altezza 16 metri e fusti con circonferenza superiore ai 3 metri (diametro maggiore 105 cm). Dopo la costruzione, a metà del secolo scorso, del nuovo ospedale, Palazzo Soave è stato adibito a sede di uffici comunali e della biblioteca.

Monumento verde liberamente visitabile.

IL GELSO DI MACCASTORNA

Nell’angolo sud-orientale della Provincia di Lodi, ad un paio di km dal punto dove il fiume Adda affluisce nel Po, è posizionato il minuscolo abitato di Maccastorna.

Non superando i 70 abitanti, il comune è annoverato nell’elenco dei 25 meno popolosi d’Italia. Luogo fuori dal tempo, appare come un nucleo di edifici rurali ed allevamenti, che affianca la chiesa parrocchiale. Il borgo è conosciuto soprattutto per il suggestivo castello medievale, ricco di storia e di leggende. A caratterizzare il piccolo paese vi è anche, lungo la principale via, un secolare Gelso bianco (Morus alba).

Appoggiato su una colonna di pietra che gli garantisce maggiore stabilità, l’albero monumentale ha raggiunto dimensioni del tutto ragguardevoli. Il suo fusto ha una circonferenza di 4 metri (diametro 125 cm), mentre l’altezza, a causa di antiche potature, è di 7 metri. Rappresenta una bella testimonianza di come un tempo, vicino alle cascine, si coltivavano i gelsi per sfruttarne le foglie, fondamentale alimento per i bachi da seta.

Monumento verde liberamente visitabile.

IL FILARE DI QUERCE DI MACCASTORNA

Il piccolissimo paese di Maccastorna si è sviluppato vicino al maestoso edificio fortificato medievale, oggi noto come Castello Belpavone.

L’unica strada d’accesso al borgo rurale è arricchita da un antico filare di Querce (Quercus robur). Mediamente alti 20 metri, gli esemplari hanno, in alcuni casi, tronchi di circonferenza superiore ai 3 metri (diametro massimo di 1 metro). Gli alberi, in tutto una cinquantina, creano un piacevole passaggio verde verso un luogo ricco di storia e misteri.

Il castello fu edificato nel XIII secolo, in prossimità della riva occidentale del fiume Adda, dai ghibellini cacciati da Cremona. Di pianta trapezoidale e dalle austere facciate in laterizio, la struttura militare fu resa più ospitale agli inizi del Quattrocento dall’ambizioso condottiero Cabrino Fondulo. Oltre alla parte abitativa fece realizzare le mura, il fossato e le prigioni: scelte architettoniche che possono essere viste come preludio ai suoi diabolici piani. Il 24 luglio 1406 diede ospitalità nel castello a Carlo Cavalcabò, signore di Cremona, e al suo seguito di ritorno da Milano dopo una visita ai Visconti. Finita la cena gli ospiti andarono a coricarsi e in quell’istante Cabrino, con lo scopo di autoproclamarsi nuovo governatore del territorio cremonese, ordinò ai suoi uomini di uccidere ben 70 persone. Il sanguinoso evento ha alimentato, fino ai giorni nostri, leggende di fantasmi; si racconta che nelle notti d’estate, nei giorni vicino all’anniversario della strage, riecheggino le grida delle 70 anime violentemente strappate alla vita.

Monumento verde liberamente visitabile.

IL PIOPPO NERO DI SAN ROCCO AL PORTO

Il comune di San Rocco al Porto si trova sulla sponda lombarda del Po, lungo la SS9-Via Emilia, laddove inizia il ponte che fa direttamente accedere al centro di Piacenza.

La leggenda vuole che il paese coincida col luogo dove San Rocco, malato di peste, si fermò per riposare sulle rive del grande fiume. Da qui il nome del comune, con in aggiunta il riferimento al fatto che la zona era in passato, grazie a diversi barcaioli, uno dei principali passaggi fluviali dalla Lombardia verso sud. Al limite della zona industriale del paese, si può ammirare un fantastico esemplare di Pioppo nero (Populus nigra).

L’albero, il più grande della Provincia di Lodi, presenta un imponente fusto con circonferenza prossima a raggiungere i 6 metri (diametro 190 cm) ed un’altezza di quasi 30 metri. Appartiene ad una delle specie arboree più presenti in Pianura Padana, in particolare nelle vicinanze dei corsi d’acqua. Nella zona sono infatti presenti altri esemplari di notevole dimensione. A poca distanza dall’albero passa la Ciclovia del Po, uno dei più importanti itinerari cicloturistici italiani: con un percorso di oltre 600 km collega Torino a Venezia.

Monumento verde liberamente visitabile.

IL PLATANO DI CASALPUSTERLENGO

Tra le cittadine della fertile pianura lodigiana, Casalpusterlengo è da secoli una delle più importanti. Il suo centro, che ha come simbolo Torre Pusterla, la rimanente parte dell’antico castello, è attorniato da aree agricole con cascine.

Il territorio è stato inoltre teatro di vicende storiche: nel 1450 vi si riunì l’esercito di Francesco Sforza che riuscì poi ad ottenere la signoria su Milano, mentre nel 1796 Napoleone utilizzò il paese come quartiere generale prima della Battaglia di Lodi. In prossimità della località Borasca, a bordo della strada che l’attraversa, è possibile ammirare un possente Platano (Platanus acerifolia) dalla bella chioma globosa.

L’albero supera i 25 metri d’altezza e possiede un fusto con circonferenza superiore ai 5 metri (diametro 170 cm). Cresciuto all’inizio dei campi coltivati, ha un rilevante ruolo paesaggistico. Proseguendo lungo la strada si raggiunge la frazione di Zorlesco, che ospita Villa Biancardi Vistarini, uno dei palazzi in stile liberty più bello a livello provinciale.

Monumento verde liberamente visitabile.

IL CERCHIO DI QUERCE DI CASCINA MONTICELLI

Nella pianura lodigiana il paesaggio dominante è quello degli estesi campi agricoli, intervallati, di tanto in tanto, da corsi d’acqua, borghi e cascine.

Capita però d’incontrare particolari raggruppamenti arborei aventi scopi ben precisi. Uso diffuso è, ad esempio, quello di piantare alberi (solitamente pioppi o querce) per indicare i limiti delle proprietà terriere, ma si possono osservare anche architetture vegetali più particolari. È il caso di località Cascina Monticelli, frazione di Villanova del Sillaro, piccolo comune pochi km a sud di Lodi. Qui, poco fuori dall’abitato, si può ammirare, in una zona priva di altre forme arboree, una serie di notevoli querce (Quercus robur) disposte a cerchio.

Il posizionamento, sopra un antico cumulo di terra con al centro una sorta di pozza circolare scavata, fa pensare all’impiego, in passato, come area di raccolta d’acqua piovana; molto probabilmente fungeva anche da ombreggiato abbeveramento per il bestiame. Le secolari querce creano una suggestiva forma rotonda: alti 25 metri, gli esemplari maggiori hanno tronchi con circonferenza superiore ai 4 metri e mezzo (diametro massimo 150 cm).

La strada provinciale che li fiancheggia porta verso Sant’Angelo Lodigiano, importante cittadina conosciuta per il bellissimo castello del XIII secolo, che ospita il Museo Morando Molognini, il Museo del pane e il Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura.

Monumento verde liberamente visitabile.

Fonte: in-visit Lombardia


 

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