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Il parco dei cimeli a Budapest - di Valerio Griffa

Pubblicato da oleg su 15 Agosto 2013, 09:39am

Tags: #I Nostri Speciali

http://www.lastampa.it/rf/image_lowres/Pub/p3/2013/08/06/Societa/Foto/RitagliWeb/budapest--330x185.jpgLa prima cosa che si fa quando una storia finisce è di liberarsi degli oggetti che ricordano il passato. Spariscono nel giro di un attimo lettere, fotografie, cimeli comuni e tutto quanto sa del partner. Così fanno le Nazioni, quando una storia finisce.  

La Budapest comunista, l’Ungheria comunista, inserita nel sistema sovietico, dura dal 1949 al 1989. Poi tutto cambia. Quel periodo, con la sua iconografia pubblica, le due statue che ricordavano Bela Kun, il capo della Repubblica dei Soviet del 1919, durata pochi mesi, e poi il sancta sanctorum russo, Lenin (due statue) e Stalin (solo gli stivali, il resto del corpo era già stato fuso nel ’56), gli Eroi dell’Armata Rossa, insieme ai padri Marx-Engels, i leader del Movimento Comunista internazionale, particolarmente indigesto a Budapest, considerata l’invasione delle truppe del Patto di Varsavia nel 1956, è stato rimosso in maniera intelligente. Il suo valore, il suo ricordo è stato depotenziato concentrando il messaggio diffuso rappresentato dai simboli del potere socialista in un solo luogo, che ridicolizza quell’enfasi, quel modo di esprimere un concetto. Introdotta da una facciata con i versi di un poeta ungherese, la rassegna comprende 41 statue monumentali, da quella al Soldato Sovietico del 1947 fino a quella a Sazakasits, del 1988, una anno prima della caduta del regime. Statue disposte in un’ideale stella a cinque punte. 

 

Insieme, c’è un museo degli oggetti e dei comportamenti di quel periodo, un museo che vale mille parole infuocate: una Trabant, l’auto della DDR con carrozzeria in plastica, una radio che suona marce rivoluzionarie, una cabina telefonica, e poi il negozio Stella Rossa in cui si possono acquistare sigarette d’epoca, spille, alamari, cd, manifesti, gadget. C’è anche una mostra che illustra come veniva addestrata una spia di regime.  

Aperto nel 1993, lo Szoborpark (Parco delle Statue), chiamato anche Memento Park, si trova a dieci chilometri dal centro, verso sud, e dimostra la maggiore maturità ungherese rispetto a tutti gli altri satelliti di Mosca, ma anche rispetto a tanti altri luoghi dove i simboli, la comunicazione di una dittatura sono stati distrutti con violenza. 

 

E, se si vuole approfondire il discorso sul periodo comunista, Budapest si offre di raccontarlo volentieri. Basta andare al Cimitero Monumentale, dove si trovano l’uno accanto all’altro i Caduti del ’56, i Capi di Partito, il pantheon del Movimento Operaio e i Caduti dell’Armata Rossa. Oppure al quartiere operaio di Csepel, nelle periferie dei quartieri dell’utopia, nei luoghi degli scontri del ’56.

Fonte: www.lastampa.it

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