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CLUB ANDARE IN GIRO

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La Gomera, l’isola da romanzo

Pubblicato da oleg su 14 Giugno 2013, 09:15am

Tags: #Dal Mondo Dei Viaggi

http://www.lastampa.it/rf/image_lowres/Pub/p3/2013/06/03/Societa/Foto/RitagliWeb/gomera--330x185.jpgEfigenia plasma il “gofio canario” (sorta di farina tipica dell’isola) dentro grandi teglie di alluminio che brillano come tesori di argento al sole delle Canarie. La sua farina di mais, decantata sulle pagine del New York Times e del Times di Londra,  sembrerebbe avere doti terapeutiche miracolose: trasmette gioia e infonde dolcezza a chi, per cibarsene insieme alle verdure che questa signora di 77 anni coltiva nel suo orto pieno di fiori, raggiunge La Gomera ovvero l'Isola Colombina. Da qui, infatti, il condottiero genovese salpò per le Americhe, facendo provvista, oltre che di legname e di carne, anche dell'acqua  - precisamente nel pozzo di Casa de la Aduana - con cui poi avrebbe battezzato il Nuovo Mondo. Seduti attorno ai tavoli in legno di Efigenia Natural (www.efigenianatural.com, tel. 922.804248), gustando i suoi dolci al guarapo, il miele ricavato dalla linfa delle palme, sembra che il tempo si sia fermato in una dimensione quasi rarefatta. E' un po' l'atmosfera, del resto, che si respira su tutta questa terra dal diametro di appena 27 chilometri, ove i contadini hanno “disegnato” terrazzamenti destinati ai palmeti (sono 150 mila gli esemplari di Phoenix Canariensis) che, soprattutto a el Valle Gran Rey, sembrano opere di design contemporaneo tanto sono perfettamente incastonati sui dorsi delle montagne di origine vulcanica. 

 

 Tra i picchi rocciosi, si ergono maestosi la Fortaleza de Chipude, un monumento naturale che presenta le stesse fattezze di un castello medioevale, e l'Alto de Garajonay, un pinnacolo di roccia che pare un pollice puntato verso il cielo. Tutto intorno si estende il parco omonimo, 4 mila ettari di superficie che costituiscono un esempio unico di foresta di laurisilva perfettamente conservata, dichiarata dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità. Fare trekking lungo i sentieri d'alloro di Garajonay è come camminare in un bosco del Terziario, specialmente a El Cedro e Mériga: nulla è cambiato da allora, come spiegano le guide dell'attrezzato Centro Botanico di Juego de Bolas. A Hermigua e nella sua valle, il paesaggio cambia d'improvviso e lascia il posto ai bananeti col loro fogliame così invadente da coprire le bianche facciate delle “fincas” le fattorie, spesso in stile andaluso, che producevano carichi di frutta destinati al porto londinese di Canary Wharf.  

 

Separati da barrancos, burroni scoscesi e vertiginosi, i borghi di quest'isola venivano però... uniti dai silbos ovvero i fischi utilizzati dalla popolazione per comunicare. Ancora oggi, ad Agulo, tra le strade acciottolateeee, Don Lino Rodriguez Martin e altri anziani dal volto che starebbe benissimo in un romanzo di Gabriel Garcia Marquez, insegnano ai bambini  come infilarsi l'indice in bocca per emettere un suono capace di essere udito anche  a chilometri e chilometri di distanza. Nel centro principale, San Sebastian, al tramonto la comunicazione è invece ancora un gioco di sguardi languidi che si inseguono tra la Torre del Conde e la Chiesa di Nostra Signora dell'Assunzione, in gotico canario che racchiude al suo interno un raro affresco a tema piratesco e il soffitto a cassettoni mudejar. Tra i suoi banchi Cristoforo Colombo si inginocchiava per chiedere la protezione in vista della imminente partenza delle sue caravelle. Dal porticciolo, ogni giorno Francisco Villa Lobos Tudela, altro nome romanzesco, salpa invece con la sua barca (tel. 607 435834) per romantici incontri ravvicinati con i delfini che a decine spiccano balzi mettendosi nella scia della prua. Con questo condottiero solitario si scoprono luoghi magici quali La Cantera, una spiaggia sperduta piena di palme e di case rurali abbandonate, e la spettacolare formazione rocciosa di Los Organos, colonne di pietra alte anche 80 metri, musicate dai versi dei gabbiani.  E poi ci sono le incantevoli spiagge di Santa Catalina, Santiago, e La Playa dove tra le dimore marinare dalle tinte acquerello, specialmente a Casa Maria (tel. 922.805047), si rifugiano avventurieri, artisti solitari, donne in cerca di nuovi amori che dalla terrazza fiorita scrutano l'oceano in attesa che arrivi il loro condottiero.   

Fonte: www.lastampa.it

Informazioni:www.lagomera.travelwww.turismospagnolo.it 

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